Santa Francesca Saverio Cabrini Vergine Comune |
S. Angelo Lodigiano, 1850 - Chicago, 1917 Una fragile quanto straordinaria maestrina di Sant'Angelo Lodigiano. In questo ritratto si colloca la figura di Francesca Saverio Cabrini. Nata nella cittadina lombarda nel 1850 e morta negli Stati Uniti in terra di missione, a Chicago. Orfana di padre e di madre, Francesca avrebbe voluto chiudersi in convento, ma non fu accettata a causa della sua malferma salute. Prese allora l'incarico di accudire a un orfanotrofio, affidatole dal parroco di Codogno. La giovane, da poco diplomata maestra, fece molto di più: invogliò alcune compagne a unirsi a lei, costituendo il primo nucleo delle Suore missionarie del Sacro Cuore, poste sotto la protezione di un intrepido missionario, san Francesco Saverio, di cui ella stessa, pronunciando i voti religiosi, assunse il nome. Portò il suo carisma missionario negli Stati Uniti, tra gli italiani che vi avevano cercato fortuna. Per questo divenne la patrona dei migranti. Nel giorno della morte il suo corpo venne traslato a New York alla «Mother Cabrini High School», vicino ai suoi «figli». (Avvenire) Patronato: Emigranti Etimologia: Francesca = libera, dall'antico tedesco Emblema: Giglio Martirologio Romano: A Chicago in Illinois negli Stati Uniti d’America, santa Francesca Saverio Cabrini, vergine, che fondò l’Istituto delle Missionarie del Sacratissimo Cuore di Gesù e si adoperò in tutti i modi nell’assistere gli emigrati con insigne carità. |
Tra il 1901 e il 1913 emigrarono nella sola America 4.711.000 italiani, di cui 3.374.000 provenivano dal meridione; un vero morbo sociale, un salasso, come lo hanno definito politici e sociologi (anche se non è mancato chi, come Nitti, ha avuto il coraggio di dire che l'emigrazione era un affare per lo Stato, cui recava valuta estera senza rischi di capitali). Ma accanto ai drammi che l'emigrazione suscitò, bisogna ricordare ancor oggi una fragile maestrina di S. Angelo Lodigiano, Francesca Cabrini, nata nel 1850, ultima di una nidiata di tredici bambini, che al fenomeno della emigrazione non guardò con gli occhi del politico né del sociologo, ma con quelli umanissimi di donna, cristiana, meritando il titolo di madre degli emigranti.
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