La storia del cattolicesimo in Vietnam, iniziò nel secolo XVI con padre Alessandro de Rhodes, missionario francese, considerato il primo apostolo di questa giovane Chiesa asiatica, allora divisa un tre distinte regioni: Tonchino, Annam e Cocincina. Ma dal 1645 quando padre de Rhodes fu espulso, ci fu tutto un sopravvenire di persecuzioni, alternate da periodi di pace, in cui i missionari di varie Congregazioni si stabilizzavano nelle regioni, rincuorando i fedeli e soprattutto istituendo le ‘Case di Dio’ per la formazione del clero locale e dei catechisti. Dal 1645 al 1886, si ebbero ben 53 editti contro i cristiani con la morte di circa 113.000 fedeli. Durante il regno di Minh-Manh (re dal 1821), la persecuzione divenne spietata, condannando a morte anche chi osava solo nascondere i cristiani; altro re particolarmente contrario fu Tuc-Dúc che regnò dal 1847 al 1883, il quale profondamente avverso alla politica coloniale francese, odiava tutto ciò che fosse europeo, non distinguendo la politica dalla religione; stabilì che chi collaborava alla cattura di un missionario riceveva 300 once d’argento, mentre il missionario, dopo avergli spaccato il cranio, doveva essere gettato nel fiume. I sacerdoti locali ed i catechisti stranieri venivano sgozzati, mentre ai catechisti locali veniva impressa sulla guancia la scritta “Ta dao” che significa “falsa religione”, additandoli così al pubblico disprezzo; i semplici fedeli cristiani potevano aver salva la vita se calpestavano la croce davanti al giudice. Inoltre davanti alla fermezza nella fede dei cristiani, ne ordinò la dispersione, separando i mariti dalle mogli ed i figli dai genitori, esiliandoli in regioni lontane in mezzo ai pagani, confiscando tutti i loro beni. Di questa miriade di martiri, eroi della fede, la Chiesa ne ha beatificati un certo numero negli anni: 1900 da Leone XIII, 1906 e 1909 da Pio X, 1951 da Pio XII; di questi 117 sono stati proclamati santi da papa Giovanni Paolo II il 19 giugno 1988, così suddivisi: 8 vescovi, 50 sacerdoti, 59 laici; 96 sono vietnamiti, 11 spagnoli, 10 francesi; fra i laici vi sono 16 catechisti, una mamma, 4 medici, 6 militari, molti padri di famiglia.
Il capolista dei 117 martiri è Andrea Dung-Lac prima catechista e poi sacerdote vietnamita. Nacque nel 1795 da genitori pagani ma così poveri che se ne disfecero volentieri vendendolo ad un catechista, visse alla missione di Vinh-Tri, dove fu battezzato, istruito e diventando anche catechista; continuò gli studi teologici e il 15 marzo 1823 fu consacrato sacerdote, nominato parroco in varie zone, alla fine fu arrestato più volte durante la persecuzione del re Minh-Manh, ogni volta fu riscattato presso i mandarini, dai cristiani locali, continuando, pericolosamente per lui, l’apostolato fra i fedeli e amministrando i sacramenti. Arrestato ancora una volta il 10 novembre 1839 dal sindaco di Ké-Song, fu rilasciato dietro il pagamento di 200 pezze d’argento raccolte fra i cristiani, ma mentre attraversava il fiume in barca per allontanarsi, ebbe delle difficoltà per cui fu aiutato a scendere a terra sull’altra sponda; chi l’aiutò era il segretario del prefetto che riconosciutolo esclamò: “Ho preso un maestro di religione!”. Condotto nella prigione di Hanoi il 16 novembre 1839, fu sottoposto a snervanti interrogatori e invitato più volte ad apostatare e calpestare la croce, ma essendo restato fermo nella sua fede venne condannato alla decapitazione, sentenza eseguita il 21 dicembre 1839. È stato posto come capolista nel calendario liturgico, sia per il culto che gode nel suo Paese, sia per l’esempio luminoso dato durante la sua vita. Gli altri 116 santi martiri nel Tonchino (Vietnam) hanno ognuno una storia edificante del loro martirio, compiutasi in luoghi e date diverse, ma accomunati nella gloria dei santi. Non è possibile in questo spazio elencarli tutti, riporto solo i nomi degli otto vescovi: Geronimo Hermosilla, Valentino Berrio-Ochoa, Domenico Henares, Ignazio Delgado Cebrián, Giuseppe Maria Diaz Sanjurjo, Melchiorre Garcia Sampredo Suárez, tutti domenicani e Pietro Rosa Orsola Borie, Stefano Teodoro Cuenot delle Missioni Estere di Parigi.
Si riportano di seguito i nomi dei 117 santi martiri, prima i vescovi, seguono i sacerdoti e poi i laici tonchinesi o vietnamiti.
Vescovi: Domenico Henares, Ignazio Delgado Cebrián, Giuseppe Maria Diaz Sanjurjo, Melchiorre García Sampredo Suarez, Hieronymo Hermosilla, Valentino Berrio-Ochoa, tutti domenicani e Stefano Teodoro Cuenot, Pietro Rosa Ursula Borie, delle Missioni Estere di Parigi.
Sacerdoti domenicani: Francesco Gil de Federich, Matteo Alonso Leciniana, Giacinto Castañeda, Vincenzo Lê Quang Liêm, Vincenzo Do Yen, Giuseppe Fernandez, Domenico Nguyen Van Hanh, Pietro Nguyen Van Tu, Domenico Tuóc, Tommaso Dinh Viet Du, Domenico Nguyen Van Xuyen, Giuseppe Do Quang Hien, Domenico Trach, Domenico Mau, Giuseppe Tuan, Pietro Almato Ribera.
Sacerdoti Terziari domenicani: Domenico Cam, Tommaso Khuong.
Sacerdoti delle Missioni Estere di Parigi: Francesco Isidoro Gagelin, Giuseppe Marchand, Giovanni Carlo Cornay, Francesco Jaccard, Jean-Louis Bonnard, Pietro Francesco Néron, Teofano Vénard.
Sacerdoti diocesani tonchinesi: Andrea Dung Lac, Emanuele Nguyen Van Trié, Giovanni Dat, Pietro Le Tuy, Pietro Nguyen Bá Tuan, Bernardo Vu Van Due, Giacomo Do Mai Nam, Giuseppe Dang Dinh Vien, Vincenzo Nguyen Thé Diem, Pietro Vo Dang Khoa, Pietro Truong Van Thi, Paolo Pham Khac Khoan, Luca Vu Ba Loan, Paolo Nguyen Ngan, Giuseppe Nguyen Din Nghi, Martino Ta Duc Thinh, Poeto Khanh, Filippo Phan Van Minh, Lorenzo Nguyen Van Huong, Paolo Lé Bao Tinh, Paolo Lé Van Loc, Pietro Doan Cong Quy, Pietro Nguyen Van Luu, Giovanni Doan Trinh Hoan.
Laici cristiani vietnamiti: Tommaso Tran Van Thién, Emanuele Le Van Phung e altri 57 martiri, dei quali 10 erano terziari domenicani.
La comune festa liturgica dei 117 martiri del Tonchino (Vietnam), fu fissata al 24 novembre, con memoria singola per alcuni di essi, specie per quelli appartenenti a Congregazioni Missionarie.
Autore: Antonio Borrelli
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