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LA CHIESA DI DIO

S. Fabiola di Roma   27/12/2024

 

 

m. 399

Nel Sabato santo di un anno imprecisato Fabiola si presenta, vestita con tela di sacco, nella basilica di San Giovanni in Laterano, chiedendo di essere accolta nella Chiesa. Discende da un casato illustre nella storia romana, quello dei Fabi, e alle spalle ha già due matrimoni finiti il primo con un divorzio, il secondo con la morte del marito. Facendosi cristiana, si fa anche povera, rinunciando ai suoi beni e costruendo un ospedale per i malati. Un giorno le accade di appassionarsi a un trattato sulla vita eremitica. Autore ne è Gerolamo, che dal 385 si trova in Palestina. Fabiola decide di vivere anche lei in solitudine e nel 394 va da lui in Palestina, affidandosi alla sua guida spirituale. Nel 395, però, essendo l'Impero in pericolo per l'irruzione di popoli germanici dal Nord, decide di tornare a Roma tra i suoi, a spartirne ansie e difficoltà; e continua a vivere al modo degli eremiti, ma alla preghiera solitaria accompagna il lavoro per i poveri. Pur restando laica, diventa così un modello per il mondo monastico e per la gente comune di Roma. Muore nel 399. (Avvenire)

Etimologia: Fabiola = dalla romana gens Fabia

Martirologio Romano: Commemorazione di santa Fabíola, vedova romana, che, secondo la testimonianza di san Girolamo, volse e destinò la sua vita di penitenza a beneficio dei poveri.


L'unica fonte biografica è l'Epistola 77 di s. Girolamo, scritta nell'estate del 400 ad Oceano. Della nobile famiglia dei Fabi, Fabiola andò assai giovane sposa ad un uomo vizioso dal quale poco dopo divorziò per sposarsi nuovamente. Mortole il secondo marito, riparò il peccato presentandosi nella basilica lateranense la vigilia di Pasqua davanti al papa, al clero ed ai fedeli e chiedendo perdono.
Ritiratasi a vita privata si dedicò all'assistenza dei poveri fondando un hospitium e distribuì le sue sostanze a monasteri.
Nel 394 andò in Palestina ospite di s. Girolamo ed ivi si dedicò allo studio delle S. Scritture. L'anno seguente tornò a Roma dove visse poveramente, morendovi nel 400. Ai suoi funerali partecipò tutta la città al canto dell'Alleluja.
Girolamo le indirizzò nel 397 una dissertazione sulle vesti sacerdotali ed a lei pure destinò, nel 400, il Liber exegeticus de XLII mansionibus Israelitarum in deserto. Essa, inoltre, aveva fatto tesoro della lettera di Girolamo scritta al monaco Eliodoro intorno al 376 in cui era elogiata la solitudine. Nella lettera ad Oceano così Girolam,o sintetizza le virtù di Fabiola: "Laudem Christianorum, miraculum gentilium, luctum pauperum, solatium monachorum".
Il nome di Fabiola figura nei martirologi solo dal XV al XVIII sec. al 27 dicembre; non fu però inclusa dal Baronio nel Martirologio Romano. Essa deve la sua larga notorietà al famoso romanzo del card. Wisemann, intitolato Fabiola ossia la Chiesa delle catacombe (Londra 1855) che ci presenta una Fabiola "spettatrice simpatica delle ultime persecuzioni", anziché una matrona penitente della fine del sec. IV.


Autore:
Dante Salboni